giocofamiglia“Siamo tutti sulla stessa barca!”

Questo laboratorio pone un focus centrale sulla famiglia e nasce come uno strumento aggiuntivo al setting della terapia per avere una valutazione più funzionale della presa in carico.

Accogliere la famiglia in uno spazio di gioco permetterà di osservare maggiormente da vicino le dinamiche familiari che si attivano e le modalità in cui ogni membro della famiglia interagisce con il presunto sintomo espresso dal paziente.
In questo viaggio familiare sperimentarsi attraverso il gioco e una creatività condivisa permetterà di evidenziare le conflittualità esistenti ma anche le risorse della famiglia o della coppia genitore-bambino.
Attingendo alle tracce mnestiche del corpo, il soggetto che porta un movimento ha la possibilità di assimilare elementi che aprono nuove riflessioni e nuove modalità di stare in relazione.

Lo stesso Ogden nel 1992 affermava che le esperienze di contiguità sensoriale definiscono una superficie su cui l’esperienza si genera e si organizza, e queste esperienze saranno i prodromi di ciò che diventerà un senso dello spazio.
Lavorare attraverso il corpo permetterà, quindi, di utilizzare un registro comunicativo differente dal racconto logico e sequenziale.
Questi elementi non sempre riescono ad emergere dai racconti delle prime sedute di raccolta anamnestica o nei diversi colloqui di counselling genitoriali.

Nella stanza di terapia tutto può accadere, ogni oggetto o persona può improvvisamente diventare altro. Ad esempio, eventi angoscianti o pieni di rabbia possono essere rivissuti sapendo che è possibile in ogni istante interrompere la finzione. Ma al contempo il gioco permette di metterci nei panni dell’altro e trovare nuovi punti di vista nell’osservazione del problema.
Nello specifico il laboratorio prevede una serie di incontri che coinvolgono i diversi membri della famiglia. Si susseguiranno un incontro tra il paziente e la madre, un incontro con il paziente e il padre, un eventuale incontro con fratelli e l’ultimo incontro con entrambi i genitori e paziente. Alla fine del percorso ci sarà un incontro di restituzione dove sarà possibile confrontarsi con i genitori su tutto quello che è emerso e su quali siano le aree su cui lavorare maggiormente.

Dott.ssa Valentina Bottiglieri

Ogden T. (1992), Il limite primigenio dell’esperienza, Casa Editrice Astrolabio