corpo femminileUn primo passo verso la ridefinizione del proprio ruolo

 

Introduzione

"Dove, dopo tutto, hanno inizio i Diritti Umani? Nei luoghi più piccoli, vicino casa, così piccoli e vicini da non essere menzionati neppure sulle carte geografiche. Tuttavia questi luoghi rappresentano il mondo del singolo individuo; il quartiere in cui vive, la scuola o l'università che frequenta; la fabbrica, la fattoria o l'ufficio dove lavora. Questi sono i luoghi dove ogni uomo, donna e bambino cerca eguale giustizia, eguale opportunità, eguale dignità senza discriminazione. Qualora questi diritti abbiano poco valore in quei luoghi, essi ne avranno poco anche altrove" (1). Con queste parole Eleanor Roosevelt, che oltre cinquant’anni fa assunse il ruolo di guida nella stesura della Dichiarazione universale dei diritti umani, definiva proprio quest’ultimi, evidenziandone non solo la portata politico-giuridica ma anche l’importanza sociale e, per così dire, “quotidiana”.

La Dichiarazione Universale, il cui nome completo è, come è bene sottolineare, “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani” e non “dell’uomo”, costituisce il più avanzato complesso di principi finora ideato dall’umanità, nonché la base su cui sono stati edificati i principali strumenti internazionali in materia di diritti umani. Infatti, il principio base su cui si fonda tale documento è l’universalità, da cui a sua volta deriva il principio di uguaglianza e non discriminazione, cosicché “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione” (2).

Tuttavia, sembra che tale idea di universalità non sia sempre tenuta in debito conto nell’ambito del rispetto e della tutela dei diritti umani e di quelli da essi derivanti, soprattutto per quanto riguarda alcune categorie di soggetti e determinate tematiche, particolarmente delicate e complesse, che esigono un profondo cambio di prospettiva da parte della società per poter essere comprese e affrontate al meglio. Tra questi temi emerge sicuramente quello dell’aborto, una pratica non solo criminalizzata da parte dell’ordinamento giuridico di numerosi Paesi, ma anche discussa e contestata da rappresentanti politici, esponenti della Chiesa e numerose fasce della società civile, che pretendono si eserciti una sorta di controllo sul corpo, sulla sessualità e sulle scelte riproduttive delle donne.

Negli articoli che seguiranno, verranno analizzate e discusse quelle problematiche, oggi più attuali che mai, attinenti al ruolo della donna all’interno della famiglia e della società, un ruolo, da una parte, ritenuto predeterminato e, in quanto tale, perpetuo e da preservare, dall’altra sempre più contestato a favore di maggiori libertà e spazi di espressione. In questo contesto, si cercherà di capire la funzione delle pratiche di interruzione della gravidanza nei processi di riappropriazione del corpo, della sessualità e delle scelte riproduttive delle donne, con particolare riguardo anche alla questione delle relazioni (asimmetriche) fra i sessi.

 

di Roberta Carbone

 

(1) Associazione Italiana donne per lo sviluppo, Il ruolo delle donne nel dibattito sulla stesura della Dichiarazione universale, http://dirittiumani.donne.aidos.it/bibl_2_testi/a_dich_univ_dir_umani/du_ruolo_delle_donne.html

(2) Organizzazione delle Nazioni Unite, Dichiarazione Universale dei diritti umani, 1948

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