adolescenti alcolE se vi dicessimo che bere il “primo goccio” in famiglia può fare la differenza?

Da una ricerca della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza, dall’Osservatorio permanente Giovani e Alcol e dalla Associazione Laboratorio Adolescenza, su un campione di 1180 studenti di terza media è emerso che gli adolescenti che hanno avuto il primo approccio all’alcol in un contesto familiare hanno un rapporto con le bevande alcoliche più equilibrato rispetto ai coetanei che hanno consumato alcolici in ambito amicale, indipendentemente dalla precocità dell’esordio. Questa differenza è conseguenza del fatto che consumare alcol in presenza dei genitori consente agli adolescenti di non vedere l’assunzione di alcol come una proibizione da violare, depotenziandone così la valenza trasgressiva.

Nonostante l’effetto protettivo che la famiglia può esercitare, avere il primo contatto con bevande alcoliche nel contesto familiare non esime gli adolescenti dall’influenza del gruppo dei pari. Tra le motivazioni sottese al consumo alcolico, infatti, risultano esserci l’adeguamento al gruppo, il divertimento, lo “sballo” e il “darsi delle arie” come manifestazione del proprio prestigio nel gruppo. Inoltre, l’influenza dei coetanei sembra essere più forte nelle femmine che nei maschi. Alcuni fattori determinanti di tale tendenza si possono rintracciare in un desiderio delle ragazze di dimostrare la propria emancipazione, oltre alla volontà di non essere emarginate o derise dai pari.

Va da sé che, date queste premesse, gli adolescenti siano soggetti più a rischio per quanto riguarda il consumo alcolico, soprattutto se si considera il valore comportamentale che il bere può assumere: da un aiuto per essere più disinibito e integrato nel gruppo al bisogno di affermare la propria indipendenza e considerarsi adulto.
Tra le motivazioni sottese al consumo alcolico sono quindi molto frequenti la volontà di mostrarsi più forti, disinvolti o emancipati. Questi fattori sono da ricercarsi in due aspetti tipici dell’età adolescenziale. Se da un lato bere rappresenta un rito di passaggio e un modo per sentirsi più grandi, dall’altro risulta essere una compensazione al probabile senso di inadeguatezza percepito dagli adolescenti, chiamati a essere sempre “sul pezzo”, a rispondere alle aspettative sociali. Conseguentemente, sempre più giovani sono esposti a un consumo alcolico a rischio, come documentato da una ricerca condotta dall’ OMS in occasione dell’Alcohol Prevention Day 2021 in cui è emerso che, a fronte di un aumento generale dei giovani consumatori, le ragazze adolescenti (14-17 anni) superano per numerosità, per la prima volta, i loro coetanei consumatori a rischio (F=30,5%; M=28,4%).

Questo dato si può probabilmente ricondurre non solo alla normalizzazione del consumo alcolico, che non è più un evento tipico della sfera maschile, ma anche alla crescente volontà di emancipazione da parte delle giovanissime e all'esigenza di validazione della propria soggettività.
Tuttavia, ridurre il consumo alcolico a una mera ricerca di affermazione, per la quale le ragazze vogliono vedersi incluse nel gioco ed equiparate ai ragazzi, è deleterio e rischioso. Le femmine sono sottoposte ad alcune fragilità che le espongono a rischi maggiori, anche in virtù del sistema culturale in cui le donne vivono. È necessaria dunque un’educazione al valore della propria e altrui soggettività, dell’importanza delle differenze individuali e dell’espressione della propria personalità al fine di creare un contesto sociale e amicale sicuro che consenta di fare esperienze ed esprimersi in maniera libera e fiduciosa.

Alla luce di quanto detto, appare più che mai necessaria un’informazione contestuale, sana, diretta e consapevole, circa gli effetti delle bevande alcoliche sull’organismo. Vi sono numerose evidenze scientifiche che sottolineano come la capacità di smaltire l’alcol non si completi prima dei 20 anni, e come prima dei sedici anni l’organismo non sia in grado di produrre abbastanza enzimi utili al processamento dell’alcol.

È importante sapere, inoltre, che il sesso femminile è molto più vulnerabile agli effetti negativi a breve e lungo termine delle sostanze alcoliche.
Questo perché l’organismo femminile presenta una massa corporea e quantità d’acqua corporea inferiore all’uomo, oltre a un’efficienza minore dei meccanismi di metabolizzazione dell’alcol. Ne consegue che, a pari quantità di bevande alcoliche, le donne presentano un livello di alcolemia maggiore degli uomini. Inoltre, è stato dimostrato che gli ormoni femminili aggravano il danno epatico da alcol e che, a parità di alcol ingerito, l’alcolemia subisce delle variazioni a seconda delle fasi del ciclo mestruale.

In conclusione, per parlare consapevolmente di adolescenti e alcol, è necessario comprendere la complessità delle dinamiche sottostanti al fenomeno, evitando soluzioni semplicistiche e sbrigative. L’adolescenza è di per sé un periodo caratterizzato da forti contraddittorietà, che si riscontrano in numerosi aspetti della vita dei giovanissimi. Pertanto ricorrere a un atteggiamento di chiusura e giudizio può risultare deleterio alla comprensione e arginamento di un fenomeno preoccupante. I fenomeni di ubriacatura andrebbero approfonditi mediante analisi non solo quantitative, ma qualitative, per poter distinguere al meglio le espressioni transitorie di tale contraddittorietà da quelle configurabili come sintomo di una vulnerabilità individuale.
Sfatare i falsi miti e educare gli adolescenti a un consumo responsabile può essere un valido argine di un fenomeno sempre più in crescita.

In caso di bisogno, per avere informazioni scientifiche sugli effetti sulla salute del consumo di alcol o indicazioni sulle strutture territoriali che si occupano delle problematiche legate all’alcol è possibile contattare il Telefono Verde Alcol al 800 632000. Si tratta di un servizio nazionale, anonimo e gratuito, di counselling telefonico sull'alcol. Il servizio è attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle 16.00.
In aggiunta, è possibile consultare il seguente opuscolo informativo https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_102_allegato.pdf

di Erica Manta e Sara Morillon