Frenetico è il termine che più volte si ascolta dai ragazzi e dagli adulti, sembra che non ci sia mai tempo per poter fare, per riflettere per stare nelle storie che la quotidianità ci offre. Sembra essere un tempo vorace e compulsivo che non lascia spazio al pensiero ma è caratterizzato da molteplici e continui agiti.
Bauman (2011) descrive una società moderna con il suo bisogno inconscio alla parcellizzazione: il mondo intorno a noi tende ad essere tagliuzzato in frammenti scarsamente coordinati, mentre le nostre vite individuali sembrano essere frammentate in una successione di episodi mal collegati tra di loro. Sembra quindi che sia la visione dell’insieme a mancare restituendo all’uomo un costante senso di impotenza.
Probabilmente questo senso di inadeguatezza dell’attuale modernità, continua l’autore, nasce dallo scioglimento delle vecchie certezze: le cosiddette grandi ideologie, istituzioni un tempo granitiche (famiglia, Chiesa e Stato in primis) e la stessa identità individuale. Questa frammentazione fa si che i legami sociali si indeboliscono fino a liquefarsi, ogni scelta diventa “leggera” e reversibile, l'impegno e il sacrificio sono messi al bando perché “pesanti”, mentre l'imperativo deve essere la soddisfazione dell'Io nel presente dove il cittadino diventa consumatore e la comunità si trasforma in uno sciame inquieto. Incertezza e inquietudine accompagnano l'individuo moderno in un viaggio senza meta che assume i contorni di un naufragio (ibidem).
Zoja nello stesso anno (2011) evidenza una interessante differenza tra la cultura popolare medioevale impregnata dall’ l’autosospetto e i sentimenti di colpa versus il consumismo di massa odierno dove il motto sembra essere godiamoci tutti i beni, perché ne abbiamo diritto! Questa frenesia del consumo del tempo dello spazio sembra creare colludere con una società incapace di lutto ed impreparata alla rinuncia.
Ma Zoja mette in guardia il lettore, in quanto dubitare è una esigenza umana universale e alla prima occasione concreta il sospetto medioevale ricomparirà, solo che per mancanza di autocritica verrà automaticamente proiettato sugli altri.
Ed ecco come il web e le sue forme di comunicazioni diventano il luogo di elezione di meccanismi paranoici, essendo spazi di ogni confine e contenimento. Spesso capita che a social network diventino i depositari delle solitudini individuali, compensate o svuotate dalla funzione di un like virtuale che costruisce l’individuale autostima, ci si confronta con un mare di persone con cui si naviga e spesso si naufraga, dove l’orizzonte tra l’autentico e la finzione il più delle volte tende a sovrapporsi senza alcuna differenza.
Lo spazio virtuale ha, senza dubbio, una funzione di rispecchiamento e riconoscimento, un luogo immaginario di incontro e aggregazione ma può anche essere un limbo dove stazionare per non affrontare il reale. Il web amplifica e rende possibile sostenere una identità diffusa, a volte per nulla coerente con il Sé, colludendo quindi con difese ancora più arcaiche che non lasciano spazio al pensiero ma solo ad un agito continuo.
In molte circostanze notiamo come i ragazzi non abbiano più la possibilità di attendere, di aspettare e confrontarsi con la noia, primeggia l’urgenza della risposta immediata. Se da un lato c’è un dilagante senso di onnipotenza dall’altra si ingigantisce un’ ombra fatta di frustrazione, dispersione ed inadeguatezza. Lo stesso Winnicott suggeriva che l’onnipotenza infantile è un passo fondamentale per la creazione del Sé, ma quando l’onnipotenza allucinatoria è acquisita, sarà compito della madre operare una progressiva disillusione diretta a far sì che il bambino apprenda che il mondo esterno non è sempre sotto il suo controllo e che i suoi poteri hanno dei limiti. Forse dovremmo soffermarci a riflettere sulla funzione della figura adulta in questa società liquida.
In rete si può dialogare, cercare risposte, essere trasportati dall’altra parte del globo, imparare una lingua diversa, si può lavorare comodamente da casa attraverso un pc, si può stare in una relazione. Tutto a costo zero!
Questa ironia non vuole essere una critica distruttiva al progresso informatico ma vuole sollecitare una riflessione su quanto la pigrizia e il disinvestimento nelle azioni ma soprattutto nelle relazioni possano assumere nuove forme nell’assetto relazionale e rispetto al processo di individuazione. Il binario sembra sempre muoversi lungo la fantasia onnipotente di avere tutto a portata di mano senza nemmeno troppa fatica fisica ed emotiva.
Le nuove tecnologie informatiche sembrano avere la capacità di rendere tutto visibile, tutto facilmente localizzabile, di cadere nel motto “già fatto”.
La velocità di queste informazioni sottrae senso ai contenuti.
La perdita del senso del discorso, della metafora possibile, degli spazi immaginativi e, per citare Winnicott, dei fenomeni transizionali lascia il posto a stereotipi e comunicazioni ambigue. Il problema sotteso a queste dinamiche è la perdita o la riduzione della capacità di simbolizzare e/o di accedere all'immaginazione, non permettendo quindi di entrare in relazione con la parte più autentica dell’uomo che si cela dietro la maschera sociale.
Di fatto, tutti gli attuali Grandi Comunicatori, come ad esempio i politici tendono a ridurre i discorsi a slogan efficaci e incisi, dove centrale non sembra essere l'argomentazione ma la seduzione. Il populismo si alimenta proprio attraverso continue proiezione, spesso paranoiche, che servono a creare probabilmente solo un clima di grande confusione che offusca il pensiero. Non c’è un solo rifiuto degli immigrati, della diversità, della globalizzazione ma credo sia soprattutto il rifiuto della complessità inferiore che sostiene questi pericolosi agiti.
Calvino (1993) include la " visibilità " nei valori da salvare per il prossimo millennio; questo per sottolineare il pericolo di perdere la facoltà di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, di far scaturire colori e forme dall'allineamento di caratteri alfabetici neri su una pagina bianca, il potere cioè di pensare.
Dott.ssa Valentina Bottiglieri
Psicologa e psicoterapeuta dell'età evolutiva
BibliografiaBauman Z., Modernità liquida. Editore Laterza 2011
Zoja L. Paranoia. La follia che fa la storia. Bollati Boringhieri 2011
Calvino, I.: “Lezioni americane, sei proposte per il prossimo millennio”. Mondadori ed.,Milano, 1993.