A fine maggio 2016 si è concluso il dopo-scuola dell’associazione ARPEA per bambini di classi differenti di due scuole primarie del VII Municipio di Roma con un emozionante evento di chiusura, al quale hanno partecipato i bambini e i loro genitori, che ci ha permesso di toccare con mano il coinvolgimento di tutte le persone implicate in questo percorso. Per parlare dei mesi passati insieme può essere utile partire proprio dalla fine perché dalla “cima della montagna” si può sempre guardare giù e la prospettiva è più ampia e realistica. Col senno di poi è possibile valutare il viaggio nella sua totalità, considerare aspetti positivi e criticità e, di conseguenza, delineare la strada più giusta da continuare a seguire in futuro. In effetti, nonostante questo progetto fosse un’esperienza pilota, realizzata per la prima volta nei locali della scuola, possiamo affermare che il dopo-scuola sia stato accolto con positività e soddisfazione. I bambini sembrano aver recepito e apprezzato il senso del lavoro svolto insieme e i genitori insieme con gli insegnanti hanno dimostrato entusiasmo e l’augurio che il dopo-scuola venga riproposto.
Il nostro lavoro con i bambini ha cercato di venire incontro alle loro esigenze e difficoltà, ma anche alle loro risorse e punti di forza. E’ stato necessario un adattamento reciproco perché chiunque ricopra il ruolo di educatore educa imparando e si trasforma insieme a coloro che cerca di educare. Nei nostri gruppi, costituiti da bambini di nazionalità e di età differenti, il reciproco adattamento ci ha orientato verso attività pensate per lavorare su più livelli, su quelle “sfumature di grigio” che hanno permesso a ogni bambino/a di beneficiare in modo diverso dell’intero percorso. I contenuti didattici, di conseguenza, son stati utilizzati soprattutto come mezzo per lavorare in maniera trasversale sugli apprendimenti, tramite vari strumenti quali schede, disegni, racconti, letture, lavoretti manuali, indovinelli, mimi, balli, giochi di logica, giornate a tema, tecniche di rilassamento e meditazione. Questi strumenti sono risultati utili ai bambini per esercitarsi sui compiti individuali e gruppali, sull'organizzazione dei contenuti e la capacità di sintesi, sulla pratica dell’esposizione orale. Tutto ciò è servito ad incoraggiare il pensiero immaginativo e la creatività, l'autoriflessione, la negoziazione, la propositività, la scoperta delle risorse individuali e, non ultimo, un pensiero critico sul mondo, tali da permettere migliori autonomia personale e motivazione, fiducia in sé stessi e rispetto per sé e per gli altri. Ogni incontro ha rappresentato, dunque, uno spazio intermedio “più personale” tra istituzione scolastica e contesto familiare, che ha valorizzato tutti i bambini e ogni storia portata nel gruppo.
Operare secondo queste modalità ci ha permesso di rafforzare l’idea che intervenire in questa “zona grigia” consente di sostenere e coadiuvare l’intento della scuola di facilitare l’integrazione sul territorio, tramite un’educazione improntata all'etica, e di svolgere un ruolo di promotore di benessere. Il nostro progetto pilota ha evidenziato, infatti, l’importanza di riproporre uno spazio dove i bambini, futuri agenti della società, possano “ri-pensare” e dare maggiore spessore a tutto quello che apprendono quotidianamente, nell'idea che la memoria dell’agire sia più forte della memoria del comprendere.
Tutto ciò è ancora più incoraggiante se si pensa a quanto si è potuto fare anche in economia di risorse, e a quanto ancora si potrebbe fare (senza pesare troppo sul sistema scolastico) con progetti calibrati sul territorio che prevedano più di un target. Nel nostro progetto, oltre al dopo-scuola, un servizio di ascolto per i genitori ci ha aiutati a rafforzare il nostro intento di “fare rete” e di intervenire sull'intero sistema società-scuola-famiglia. Lo sportello d’ascolto si è posto, infatti, come spazio di mediazione, punto informativo e di orientamento ai servizi del territorio e ha confermato l’importanza di operare sul tessuto sociale in modo più capillare possibile. Rafforzare le risorse di famiglie vulnerabili deve essere uno degli obiettivi di una società che voglia sostenere il cammino dell’integrazione e la lettura delle dinamiche sociali della comunità interculturale richiede una risposta coerente e continuativa.
Metaforicamente parlando il panorama distaccato che si gode dall'alto della montagna è molto suggestivo e rilassante, ma prima o poi si deve pur tornare giù a fare i conti con la realtà in tutte le sue straordinarie sfaccettature.
Giulia Ulivi (Psicologa clinica)