articoloViaggioMediaSmallLa voglia, il desiderio e anche la necessità di questo” viaggio” nasce da un incontro, tenutosi in un liceo romano, sul bullismo e sul cyberbullismo. Da questo incontro è emerso come gli adolescenti da una parte abbiano percezione di quanto il cyberspazio abbia una spazialità e una geografia proprie, dove l’identità reale viene completamente celata, l’IO REALE lascia il posto a l’IO VIRTUALE, LA PERSONA svanisce per diventare NICKNAME, così l’ identità virtuale diventa un luogo sul quale proiettare una parte di sé, spesso quella agognata, in modo da perseguirla e vederla almeno realizzata; dall’altra, però, ignorano che sia uno spazio di interazione sociale nuovo, con regole e dimensioni proprie, e che un utilizzo inconsapevole e abusato possa uscire, attraversare l’IO VIRTUALE, arrivare all’ IO REALE sino a distruggerlo. (“Quello che portiamo su whatsapp è quello che facciamo nella vita reale”, “La foto su facebook da cyber diventa reale perché poi gira la voce”, “E’ diverso quando si è di persona, è tremendo”).

Ciò che mi ha colpita di queste ed altre affermazioni è una profonda mancanza di consapevolezza di se stessi, degli altri e dello spazio sia virtuale e reale che i nativi digitali vivono ed occupano. E ancora di più di quanto questi ignorino il peso e la valenza di parole ed immagini. Ma è davvero così o essere un’immigrata digitale rende impensabile comprendere la complessità del mondo reale e virtuale dei nativi digitali?
Per cercare di rispondere a questa domanda ho deciso di svolgere una vera e propria “ricerca sul campo”; luoghi della mia indagine sono stati due social network attualmente molto di moda tra i preadolescenti e gli adolescenti , ASK.FM e SNAPCHAT.

 ASK.FM (Ask For Me)

ossia “chiedi di me”, è un social network basato su domanda e risposta. Dà la possibilità di rimanere totalmente anonimi, punto forte ma anche grande pericolo; le domande possono essere formulate senza esporsi in quanto è possibile oscurare il mittente, gli argomenti possono toccare tutti i temi, dal calcio al sesso, dai disturbi alimentari alla moda, sino ad arrivare a domande che toccano la sfera più personale ed intima, ma ci si può limitare soltanto a dire la propria opinione, a fare complimenti o a rivolgere insulti e minacce. Domande come: “Chi è il tuo cantante preferito?”, “Cosa ti piace di più in un ragazzo?”, “Ti è mai venuto in mente di farla finita perché non reggi il peso di tutto quello che succede?”, “Lavori bene sotto pressione?”, “Sapete fare una domanda senza parlare di me?,” Fatevi gli affari vostri e non rompete il ca...o”, “Non rutti più? “; oppure affermazioni come: “Mucca”,”Avanzo di grasso”,”Vai a morire”,”Fammi un favore ucciditi”. Una vera e propria fortuna per i bulli che possono arrivare a minacciare di morte o istigare al suicidio senza prendersi la responsabilità delle proprie azioni. Si può rispondere con un testo, un’immagine o un video che verrà visualizzato da tutti gli altri “amici” soltanto ad avvenuta risposta da parte del destinatario, se non c’è risposta nessuno tra gli “amici” può visualizzare la domanda.

SNAPCHAT

è un’applicazione che permette di scambiarsi snaps (foto e brevi video di max 10 secondi) che si auto-distruggono appena visualizzati (ciò non esclude che qualcuno possa fare uno screenshot) e possono essere condivisi con i propri amici; di costruire storie ossia album pubblici di foto e video della durata di 24 ore, visualizzabili da tutti i propri contatti ; di chattare o video-chattare . Gli snaps possono essere arricchiti con effetti, didascalie, stickers.
I rischi non mancano, infatti, nonostante l’auto-distruzione, chi sta dall’altra parte può utilizzare video e immagini ,salvandole sul proprio dispositivo in tempo reale, renderle pubbliche, utilizzarle come mezzo di ricatto per estorcere soldi o prestazioni sessuali , come strumento di denigrazione.


Ho cercato di conoscere, leggendo, questi social a me sconosciuti, così, mi sono iscritta ad Ask sotto una falsa identità (14 anni, nata e vissuta a Roma da sempre); appena effettuata la registrazione mi sono accorta che avrei potuto aggiungere i miei amici soltanto tramite facebook, twitter , VK oppure era necessario digitare e dunque conoscere il nome degli utenti. Così ho aperto un profilo facebook ,anche questo celato da falsa identità, con l’intento di riuscire a stringere amicizia con più adolescenti possibile , che vivessero nel quartiere nel quale lavoro, così da farli poi diventare i miei amici di Ask. Tutto questo ha comportato anche l’apertura di un nuovo account gmail. Mi sono, però, quasi subito resa conto che non conoscendo nessuno, sarebbe stato impossibile riuscire a stringere amicizie virtuali con adolescenti “reali” del quartiere. Ma sulla bacheca, Ask , con la voce “persone che potresti conoscere” suggerisce tre amici alla volta, così ho iniziato ad aggiungerli e ciò che ho trovato sorprendente e preoccupante è che i suggerimenti riguardano ragazzi che vivono nella mia regione d’origine, e precisamente in uno spazio geografico circoscritto al mio paese d’origine, nonostante avessi creato un nuovo e falso account gmail, facebook e ask in cui nei miei dati “falsi” non ne facessi menzione alcuna.

Per quanto riguarda Snapchat, invece, ho scaricato l’applicazione sul mio smartphone, mi sono registrata, e ho potuto aggiungere i contatti attraverso la mia rubrica telefonica, aggiungere gli amici in base al nome utente oppure attraverso la funzione “aggiungi vicini”, ma come per Ask non sono riuscita a trovare nessun amico, sia perché non conoscevo il nome di nessun adolescente e sia perché aggiungendo amici con la geolocalizzazione non avrei potuto mantenere la falsa identità che mi ero creata.

Per tutti questi evidenti e per altri meno tangibili “imprevisti” incontrati durante questo viaggio, sono stata costretta ad interromperlo prima del previsto. Nessuna ricerca, indagine, identità fasulla mi consentirà di comprendere il mondo sia reale che virtuale dei nativi digitali, ma un dubbio, navigando per questi non luoghi, diventa certezza: il Web rappresenta il non luogo dove si incontrano milioni di individualità senza entrare in relazione, incentrati solamente sul presente, diventando altamente rappresentativi della nostra epoca che è caratterizzata dalla precarietà assoluta, dal transito, dal passaggio e da un individualismo solitario confinato in posizioni limitate e circoscritte, tali da diventare palcoscenici di spettacoli standard dove gli individui possono soltanto ri-conoscersi e non conoscersi.

E’ proprio ciò che è successo a me, immigrata digitale, navigando per il web, i nativi digitali ho potuto soltanto ri-conoscerli ma non conoscerli... 

Giovanna Tortoriello