nonni finestra“…Andavo a trovare mia nonna …. in ospedale…”
“…C’è ovviamente anche nonna, anche se io cerco di proteggerla da contatti troppo ravvicinati della gente…”
“…Stavo a casa con Nonna che stava pulendo le sue ciabatte, arriva anche Mamma e Nonno, mamma è disperata ha letto le analisi sballate di nonno e sa che deve portarlo in ospedale ma teme che più tempo sta lì e più possa venire in contatto con il Covid...”
“…Ho sognato mio nonno che è mancato il 3 dicembre, l’ho sognato più volte e mi parlava del Covid del fatto che si può superare…”
“…Papà doveva portare me e mio fratello a casa di mia nonna con l’autocertificazione...”

Il nostro viaggio onirico continua con l’esplorazione di un altro simbolo presente con frequenza nei sogni raccolti durante il periodo della pandemia di adolescenti e giovani adulti: la figura dei nonni.

Molti autori hanno trattato l’importante figura dei nonni. Secondo Karl Abraham (“Sogno e mito uno studio di psicologia dei popoli”, 1909) la figura del nonno servirebbe a svolgere, a livello emotivo, una funzione volta ad equilibrare i disagi psichici emersi a livello familiare. Qualsiasi eventuale conflitto di stampo psicologico tra i figli e i genitori, potrebbe trovare una soluzione grazie all’intervento della figura dei nonni. Per Ferenczi (“Il complesso del nonno”,1972) invece la funzione del nonno sembra essere quella di fornire al bambino un terreno nel quale lui potrà sperimentare la morte ed elaborare il lutto.

La morte dei nonni potrebbe risultare la prima volta in cui una persona si confronta con la dimensione della morte, della perdita e dell’abbandono, al punto da sconvolgere gli equilibri familiari (Abeles, Victor, & Delano-Wood, “The Impact of an Older Adult's Death on the Family”, 2004). Elaborare il lutto significa attraversare il dolore con tutte le sue sfumature depressive per poi attivare strategie e risorse di accettazione e trasformazione della perdita. Secondo Jung (“Ricordi Sogni, Riflessioni”,1961) la persona deve arrivare ad un’inclusione consapevole ed armonica di una ferita nel sé personale e riscoprire la parte autentica e vitale di sé, trovando la volontà di superare il lutto.

La morte di un nonno è un evento significativo anche in adolescenza. Sebbene gli adolescenti sfidino la morte contrapponendovi il senso di onnipotenza che contraddistingue questo periodo di crescita, il lutto può causare un forte squilibrio che interviene nelle trasformazioni del periodo adolescenziale (Oltjenbruns, “Positive outcomes of adolescents’ experience with grief”, 1991). Si possono, infatti, verificare stati di shock, paura, solitudine, rabbia, disturbi del sonno, sentimenti di vuoto e di colpa, e cambiamenti nelle abitudini quotidiane (Davies, 1995).

I nonni rappresentano uno spazio relazionale privo di tensioni e conflitti, sono descritti come molto pazienti, meno severi dei genitori e buoni compagni di gioco. La psicologia del Sé (Withe & Weiner, “La teoria e la pratica della psicologia del Sé” 1986) considera gli anziani un “gruppo speciale”: i nonni possono rappresentare una seconda chance preziosa per permettere ai nipoti di realizzare i propri talenti.
Sono delle figure che rappresentano il passato e le radici della famiglia, aiutano a capire da dove provengono i genitori e mantengono viva la memoria sui cambiamenti passati della famiglia (Triadò et al., 2005). I nonni sembrano avere anche una funzione particolare nel guidare l’orientamento morale ed etico del nipote (Ruiz & Silverstein, 2007).

La nostra ricerca ha rilevato che circa il 10% degli adolescenti e giovani adulti hanno sognato i propri nonni nel primo periodo della pandemia da Covid-19 (fino al 30 aprile), mentre circa il 5,6% nella fase 2.

I nostri sognatori hanno dunque dato uno spazio importante, nel proprio mondo onirico, alla figura dei nonni.

Sognare i nonni ci fa riflettere sui legami familiari, sulle relazioni del passato e del presente, riportando il sognatore al valore dei sentimenti, all’affettività e al calore dell’infanzia; potremmo dire ad una base sicura. I nonni nei sogni potrebbero anche mettere in luce aspetti di fragilità fisica, di stanchezza, di ritiro emozionale o di una morte simbolica che porterà poi ad una nuova energia rivitalizzante (Menarini, R., & Montefiori, V., “Nuovi orizzonti della psicologia del sogno e dell’immaginario collettivo” 2016). Ogni immagine onirica in cui compaiono i nonni può essere considerata come una tessera di un puzzle che dal passato ci fornisce indicazioni per vivere il presente.

“Ero a casa di nonna, morta prima del COVID,..”, “Andavo a trovare mia nonna, morta prima del periodo di quarantena”, “Ho sognato i miei nonni, che non ci sono più da tempo, e li ho sentiti vicinissimi”, “Nonno era in sedie a rotelle, sembra proprio di rivedere le ultime scene prima della sua morte, solo ambientate ora, con questo virus…”.

Nel sogno, il nonno da poco deceduto sembra riproporsi quale mentore spirituale, per aiutare il sognatore a riflettere su aspetti interni altrimenti non osservabili. Da un punto di vista simbolico sognare i defunti rimanda ad un collegamento con le proprie radici e ad un senso di protezione e accudimento, soprattutto quando si ha un legame significativo con essi. Soprattutto in questa prima fase del lockdown possiamo immagine cosa abbia suscitato nella mente dei ragazzi, il non poter vedere i nonni e, soprattutto, vivere il grande timore di perderli.

Il nonno, un parente anziano, un mentore sono tutti simboli assimilabili all’archetipo del Senex. Un’energia psichica che dall’inconscio collettivo riflette tutti i valori legati alla maturità, alla saggezza, alla tradizione, al sapere, all’esperienza, ma che porta anche il blocco delle iniziative, la lentezza, la paura delle novità e dei cambiamenti, l’autorità, l’ordine, il potere. L’archetipo del Senex è, nella dicotonomia junghiana, opposto all’archetipo del Puer aeternus (il bambino eterno). Il Puer ispira lo sbocciare delle cose, il Senex presiede al raccolto. Ma fioritura e raccolto si susseguono ad intermittenza lungo tutta la vita. Il Senex ha dunque il compito di accompagnare le generazioni dei Puer nel loro processo di individuazione.

Spesso a livello collettivo ci si è chiesti che ruolo effettivo avesse l’adulto nella società, spesso troppo allineato con il Puer e i suoi agiti, e troppo poco con la lentezza, con la memoria e con la conoscenza degli anziani.
Ma ecco che gli adolescenti hanno espresso nei loro sogni la paura per la perdita della loro importantissima funzione: “Il cane quasi strozza il nonno con il guinzaglio…”, “Mia nonna mi moriva tra le braccia…”. A livello non solo conscio sembra che essi abbiano avvertito nel profondo l’enorme perdita, sia affettiva che psichica, che si stava abbattendo nel mondo fuori dalle proprie mura.

Lo psicoterapeuta Matteo Lancini sottolinea, in una lettera aperta agli adolescenti, la condizione dell’adulto, prima del Covid-19, che non è stato in grado di assumersi le responsabilità necessarie a garantire ai giovani una stabilità emotiva. Lancini ripone l’attenzione sulla figura dei nonni in opposizione alla velocità e al consumismo della società, ricordando la loro funzione ma soprattutto il valore che hanno per i nipoti. Molti ragazzi hanno deciso di tatuarsi la data di nascita o di morte dei nonni. Il tatuaggio rappresenta un ricordo indelebile dei nonni che sono stati presenti in molte esperienze quotidiane, dall’asilo all’adolescenza; conferma un legame profondo, evidenziato da questo momento di forzato isolamento. Ma è anche un monito per la società che con questa emergenza ha visto la perdita di molte persone anziane, essendo la fascia più colpita dal virus.

Queste considerazioni ci fanno guardare con speranza verso gli adolescenti, affinché possano aiutare gli adulti ad accorgersi dell’errore che hanno commesso verso i nonni, impoverendo il loro importantissimo ruolo, e a ritrovare in sé stessi la forza di Enea, il quale trasportò con devozione il vecchio Anchise sulle spalle.

Siamo cresciuti con l’immagine della nonna di “Le Tagliatelle di Nonna Pina”, una supernonna che con la sua cucina riesce a dare la carica giusta per affrontare qualsiasi difficoltà, e con il nonno di Heidi, un po’ scontroso ed introverso, ma che farebbe di tutto per la sua nipotina. Il Covid-19 ci ha dato la possibilità di riflettere: dobbiamo cercare di realizzare una società in cui poter accettare il rallentamento e il decadimento come parte integrante della crescita umana e affettiva, nella quale prestare maggiore attenzione ai modelli di identificazione, come i nonni, in modo tale da gestire l’umanità in modo più responsabile creando un clima ambientale e relazionale migliore.


di Sara Falcone
Foto di Valentina Bottiglieri