deathNoteChe cosa accadrebbe se un giovane studente giapponese, con uno spiccato e inflessibile senso della giustizia, trovasse un quaderno che gli consente di porre fine alla vita di una persona, semplicemente scrivendone il nome su di esso? Il manga Death Note (デスノート Desu Nōto, “Quaderno della morte”), ideato da Tsugumi Ōba - un autore misterioso - esplora proprio questo scenario. Ryuk è uno shinigami (死神, nella cultura giapponese, un Dio della morte) dall’aspetto simile a un joker gotico, il quale annoiato di giustiziare gli umani - che trova poco interessanti - decide di lasciare cadere sulla terra un quaderno della morte. Per un caso fortuito, sarà Light Yagami a trovarlo, uno studente modello diciassettenne, stanco di assistere ad ogni sorta di ingiustizia e alla criminalità dilagante che lo circonda. Da quel momento, Ryuk diventa l’ombra di Light, ma avrà sempre un atteggiamento di distacco e indifferenza, limitandosi ad osservare - divertito ed entusiasta dei nuovi stimoli sopraggiunti - come si comportano gli umani se messi in condizione di disporre della vita o della morte altrui.

Light: Perché hai scelto proprio me? [...]
Ryuk: Non ti ho scelto io, io ho solo fatto cadere il quaderno dal mio mondo. Pensavi che ti avessi selezionato perché sei più furbo degli altri? Non darti arie, il caso ha voluto che cadesse sulla terra e che tu lo raccogliessi, tutto qua.

E infatti è lo stesso shinigami ad informare Light che, quando sarà il momento, sarà lui stesso a scrivere il nome del ragazzo sul proprio quaderno. Gli shinigami “esistono al solo scopo di sottrarre vita agli umani, accorciandola”: scrivono il nome dell’umano sul quaderno e automaticamente acquisiscono gli anni che gli sarebbero rimasti da vivere. Fin dall’inizio Ryuk è molto chiaro sugli esiti per la psiche umana di un tale potere:

Ryuk: [...] proverai una sofferenza e un terrore che solo chi ha usato il quaderno può comprendere. Inoltre, al momento della tua morte scriverò il tuo nome sul mio quaderno ma non farti illusioni, perché per gli umani che hanno utilizzato il quaderno della morte non esiste né il Paradiso né l'Inferno. Tutto qui.

Con un potere soprannaturale nelle proprie mani, in pochissimo tempo Light uccide decine e decine di malvagi, con l’obiettivo utopistico di creare un mondo perfetto e giusto, libero dal crimine e dalla violenza: sarà lui, come Dio della Giustizia, ad essere il creatore e sovrano di questo nuovo Mondo. Tuttavia, il suo progetto delirante e onnipotente lo porterà, inevitabilmente, in una spirale di morte, distruzione, manipolazione e follia. Le sue stesse parole, pronunciate nelle prime puntate, preannunciano il proprio destino:

“Ma sarò in grado di sopportarlo? O è meglio che mi fermi qui? No... non posso fermarmi... anche se dovessi andare fuori di testa o rimetterci la vita qualcuno deve pur farlo... Non si può andare avanti così! Anche se cedessi il quaderno a qualcun altro, su chi potrei contare? Non esiste nessuno tanto in gamba...Però io potrei farcela... anzi, solo io posso farcela! Ho deciso! Userò il Death Note... per cambiare il mondo! (Light)”

Detentore di uno strumento sovrumano, Light è l’unico che può compiere giustizia, ma «se lo facessi, ciò ti renderebbe l’unico cattivo rimasto» (Ryuk). Il protagonista quindi è paradossalmente, Giustizia e Male allo stesso tempo: un male necessario da compiere, per un bene superiore? Ma come può un uomo ergersi ad arbitro divino?
Nel corso del tempo, il protagonista alza sempre di più l’asticella del proprio codice morale: se all’inizio decide di eliminare soltanto criminali e assassini, arriverà a uccidere anche le persone considerate “inutili”, non apportando alcun beneficio all’umanità. Naturalmente, con metodi freddi e spietati, eliminerà anche chiunque lo ostacoli nella costruzione del suo mondo perfetto. La follia verso la quale Light è stato spinto è evidente nel modo in cui calcolare accuratamente le proprie mosse, sfuggendo alla polizia con metodi sempre più efficaci e premeditati in modo incredibilmente minuzioso. Ciò che stupisce è infatti il modo in cui è in grado di anticipare le mosse delle persone intorno a lui con estrema accuratezza.

Quando la polizia inizia ad indagare su Kira (キラ, “assassino”), il suo pseudonimo, Light riesce a mantenere il controllo sulle indagini, in quanto l’ufficiale a capo delle indagini è Soichiro Yagami, nientemeno che suo padre. La task force giapponese e l’Interpol collaboreranno con il migliore detective del mondo, Elle (L Lawliet, nella versione originale), la cui identità è sconosciuta. Elle è un vero e proprio genio, presentato con evidenti tratti Asperger (comportamenti ripetitivi e stereotipati, scarse-nulle relazioni sociali, interessi ristretti), nonché ossessivi. Elle ha delle occhiaie, mangia continuamente dolci, assume posture innaturali e insolite, completa continuamente puzzle e costruzioni. Appare come l’esatto opposto di Light: se il protagonista si sforza di corrispondere pubblicamente a un ruolo sociale e, nel privato, è il “superuomo”; Elle viene mostrato in tutta la sua umanità, con le sue stranezze e peculiarità, che diventano impossibili da non apprezzare. Cosa li accomuna? Entrambi credono di incarnare la Giustizia.

La sfida tra Light ed Elle è tutta “cerebrale”, interiore: nonostante il manga si configuri nel genere poliziesco/thriller, c’è poca azione e la trama si sviluppa nell’interiorità dei personaggi, in un complesso gioco di valutazione ognuno delle prossime mosse dell’altro, con dialoghi interiori tra i due, quasi “telepatici”. Ed è proprio questa affinità e contemporanea rivalità, il loro essere opposti ma complementari, che rende il rapporto tra Light ed Elle estremamente ambivalente: Elle dà la caccia a Light (estremamente presto Elle capisce che Light potrebbe essere Kira, ma non ha modo di dimostrarlo), eppure affermerà che Light è l’unico vero amico che abbia mai avuto. Entrambi hanno scelto di sacrificare parte della propria esistenza, accomunati quindi da un altro importante elemento: la solitudine. Light rinuncia a se stesso e all’amore per la famiglia per permettere a Kira di esistere; Elle, dall’altro lato, non ha una propria realtà né individualità, tanto che non si concede neanche di poter essere chiamato con il suo vero nome dagli altri. Nella sua esistenza, le indagini e la scoperta della verità su Kira sono l’unico motivo della sua esistenza.

Elle: «È così triste, tra poco dovremo dirci addio».

 

Di Samantha Staiola e Sara Falcone

 

Sitografia

https://www.fumettologica.it/2018/01/death-note-manga-spiegazione/
https://it.wikiquote.org/wiki/Death_Note
https://www.lospaziobianco.it/death-note-simbologia-citazionismo-manga-cult-ohba-obata/