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mila mimiAvete mai pensato ai sentimenti che vengono espressi nei manga e come vengono esternati? Perché ci sentiamo così vicini ad un protagonista piuttosto che ad un altro?
Oggi vi parleremo di alcuni particolari personaggi del genere spokon, in cui le storie sono ambientate nel mondo dello sport e i quali protagonisti sono, appunto, degli atleti.
Vedremo inoltre come la tipologia di questi anime si è evoluta negli anni, in particolare analizzando i personaggi e le storie di “Mimì e la nazionale di pallavolo”, “Mila e Shiro - due cuori nella pallavolo” ed “Haikyu!! - l’asso del volley”.

“Mimì e la nazionale di pallavolo” (Atakku Nanbā Wan), è stato scritto da Chikako Urano e trasmesso per la prima volta in tv nel 1969, anche se in Italia è andato in onda a partire dal 1981.
Ambientato negli anni ‘70, Mimì Ayuhara è una studentessa del ginnasio appassionata di pallavolo che dovrà affrontare un duro e arduo percorso per arrivare al suo più grande obiettivo: essere la pallavolista più brava al mondo e partecipare alle Olimpiadi. Questo percorso la porterà a scontrarsi contro se stessa e i limiti che intende superare, affrontando allenamenti molto duri ed estenuanti. Spesso cadrà nell’autocommiserazione, ma grazie al suo spirito combattivo riuscirà sempre a superarla.
Mimì Ayuhara è sottoposta ad allenamenti molto duri (a volte addirittura con l’utilizzo di catene ai polsi), con abnegazione e incredibile determinazione, risultando più pretenziosa dell’allenatore stesso. La narrazione è molto centrata sul suo personaggio e sulle azioni messe in atto in virtù dell’obiettivo da perseguire che domina sempre e su tutte le sottotrame del cartone.

Più leggero risulta l’anime “Mila e Shiro - Due cuori nella pallavolo” (Atakkā Yū!). Già il titolo ci propone un duo, anziché il percorso individuale e molto sofferto della precedente pallavolista! Qui siamo sul genere shojo e spokon (per ragazze e sportivo), scritto e illustrato da Jun Makimura e Shizuo Koizumi, pubblicato e trasmesso in tv in Giappone nel 1984. In Italia fa la sua comparsa sul piccolo schermo solo nel 1986 e l’edizione italiana del manga risale al 2003.

Questo fumetto racconta la storia di Mila Hazuki, una ragazza di campagna che per frequentare le medie è costretta a trasferirsi dai nonni a Tokyo. Durante il periodo scolastico viene a contatto con la pallavolo e se ne appassiona subito riuscendo ad entrare nella squadra della scuola come titolare, sebbene l'allenatore Daimon sia manesco nei modi di fare e avverso alla ragazza, preferendo la capitana e ricevitrice Nami Hayase. Finito il periodo delle medie, al liceo Mila entrerà nella squadra professionistica delle Seven Fighters con cui vincerà il campionato ed il torneo open e verrà convocata in nazionale, suo grande sogno.
Mila incarna due stereotipi giapponesi, la Dorodere, una ragazza spensierata, socievole, gentile, sempre sorridente ma che nasconde anche un lato più malinconico, e la Dojikko, ragazza goffa e sbadata; è molto diversa rispetto a Mimì (che tra l'altro sembrerebbe essere sua cugina!). Mila promuove un vero e proprio cambiamento di direzione: sempre vivace, iperattiva, istintiva, un po’ scapestrata; non si prende mai troppo sul serio e non si tormenta più del necessario, dedicandosi, assieme allo sport, quando le è possibile, ad una “sana” vita sociale. Anche gli allenamenti, sono sempre duri e carichi dei sacrifici che la pallavolo a livello agonistico comporta, ma vengono affrontati da Mila senza mai giungere ai livelli inumani e sfibranti di Mimì. Non da ultimo, in questo cartone compare una nuova visione di “amicizia sportiva”. La protagonista, oltre che con le compagne di squadra, instaura un singolare rapporto di stima e affetto, contraccambiato, anche con le sue antagoniste in campo (come accade con il personaggio di Kaori). Legami profondi che si consolideranno nel tempo, contribuendo allo sviluppo interiore della protagonista.

I due manga che abbiamo appena analizzato rispecchiano, per la loro tendenza al sacrificio (a volte) estremo, sia fisico che mentale, “l’archetipo della catarsi, l’imparare soffrendo” (Ponticiello e Scrivo, 2007), come già visto in Dragonball.

In ultimo prenderemo in considerazione “Haikyu!! - l’asso del volley”. È un manga shonen e spokon (per ragazzi e sportivo), la sua prima edizione è stata scritta e disegnata da Haruichi Furudate nel 2012 ed è andata in onda dal 2014. Il protagonista di nome Hinata è un ragazzino di bassa statura appassionato di pallavolo, dotato di un grande talento e di una straordinaria velocità e agilità, ma che non riesce ad integrare con l’esperienza poiché nella sua scuola non esiste una squadra maschile. Decide così di reclutare alcuni amici per formare la sua squadra e dare vita al suo sogno. Il suo desiderio più grande è quello di diventare come il “Piccolo Gigante”, un giocatore di bassa statura che giocava nel ruolo di centrale ed era riuscito a diventare l’asso della sua squadra. Durante la sua prima partita ufficiale, Hinata subisce una dura sconfitta e giura che un giorno riuscirà a battere il giocatore più forte della squadra avversaria, Tobio Kageyama. All’inizio del liceo Hinata ritrova il suo acerrimo nemico nella sua stessa scuola ed entrambi decidono di iscriversi al club di pallavolo. Inizialmente non sono in grado di collaborare, ma poiché la loro voglia di vincere è più forte di ogni altra cosa capiranno che per ottenere entrambi la vittoria dovranno unire le loro forze e i loro talenti, riusciranno così a raggiungere i loro obiettivi.
Shoyo Hinata rispecchia lo stereotipo giapponese del Genki (energico), ragazzo ottimista che crede in sé stesso e pieno di vitalità. Per alcuni può risultare irritante e per altri molto divertente, la sua incredibile socievolezza crea sempre un’atmosfera di allegria.

 

haikyu

 

Tobio Kageyama può essere identificato con lo stereotipo dello Oujidere, ragazzo pieno di sé, vanitoso e con la tendenza a schiavizzare gli amici e a disprezzare gli avversari.
Questi personaggi, nonostante le loro differenze e l’iniziale fatica nel conoscersi ed andare d’accordo, imparano ad esternare e condividere i loro pensieri più profondi arrivando a raggiungere insieme i loro obiettivi senza dover ricorrere a sedute di allenamento estreme ed estenuanti, come invece accade negli altri due manga. Questa differenza nasce dal fatto che Hinata e Kageyama passano entrambi attraverso un processo di accettazione delle parti negative di sé stessi, modificando alcuni dei comportamenti che non permettevano l’evoluzione interiore necessaria alla relazione.
Questo manga è quello più attuale rispetto ai precedenti, presenta infatti caratteristiche molto diverse, sia rispetto all’introversione e all’estroversione dei diversi personaggi, ma rispecchia anche il superamento di uno spirito più individualista presente nei primi anime per arrivare alle dinamiche più “gruppali” in esso presenti. La condivisione vince sullo sforzo individuale; è la squadra che raggiunge l’obiettivo e non più la fatica del singolo campione!
Mentre i supereroi americani usano la forza bruta, il genere spokon giapponese si evolve appellandosi da sempre alla forza di volontà, al senso del dovere, ai princìpi etici, ma a quanto pare, nei periodi più recenti, anche e soprattutto, grazie al lavoro di squadra!

Restate con noi, per scoprire nel prossimo articolo, quanto nei manga possa essere vasto il mondo delle emozioni e dell’interiorità; d’altra parte, appartiene proprio alla cultura giapponese, l’arte secolare di una grafica capace di riempire di significati pochi segni!

di Valentina Di Nunzio e Martina Ursitti

 

Sitografia
https://www.otakusjournal.it/gli-stereotipi-nei-manga-e-negli-anime/

Bibliografia
Ponticiello R., Scrivo S., (2007). Con gli occhi a mandorla. Sguardi sul Giappone dei cartoon e dei fumetti. Latina: Tunuè.
Carotenuto A., Trattato della psicologia della personalità, 1991.
Roth W., Incontrare Jung, 2013.